Esecuzioni di Indubbia Efficacia – Filarmonica Laudamo Messina

recensione filarmonica laudamo messina (1)Comprendeva anche il ricercato “Tempo di Quartetto” in la minore composto da Gustav Mahler – che, lo ricordiamo, scrisse anche solo poche battute di uno Scherzo mai completato, però – quando, appena sedicenne, studiava presso il Conservatorio di Vienna, l’interessante programma del Warhol Piano Quartet (Andrea Feroci, pianoforte; Filippo Fattorini, violino; Alessio Toro, viola; Michele Marco Rossi, violoncello), ospite – nei giorni scorsi, nell’auditorium del Palacultura “Antonello da Messina” – della stagione promossa dalla “Filarmonica Laudamo”.

Dopo il movimento di quartetto (quartettsatz) mahleriano (un “Non Troppo Allegro” ispiratogli, probabilmente, da Johannes Brahms, del quale nel 1875 era stato pubblicato il Quartetto in do minore op. 60), nella composita serie eseguita dalla valida e affiatata formazione cameristica – costituitasi cinque anni fa nell’ambito del corso triennale di Musica d’Insieme tenuto da Rocco Filippini all’Accademia Santa Cecilia di Roma – hanno trovato posto un poco frequentato esempio di Alfred Schnittke (il Piano Quartet in la minore del 1988), che si rifà proprio al movimente mahleriano, un brano del palermitano Giovanni Sollima (Quartetfiles per violino, viola, violoncello e pianoforte) e il magnifico Quartetto in mi bemolle maggiore op. 47 portato a compimento alla fine del 1842 da Robert Schumann.

Sicure, sempre pertinenti e di indubbia efficacia le esecuzioni del Warhol Piano Quartet (che si sta perfezionando presso l’Accademia “Stauffer” di Cremona e presso la ProQuartet – Centre Européen de Musique de Chambre di Parigi con Paul Katz), dimostratosi ensemble dalle notevoli potenzialità e già (nonostante sia di recente formazione) di piena affidabilità.

Nel mirabile esempio di Schumann (ritenuto, a ragione, tra i capolavori della letteratura cameristica romantica), poi, si è potuto apprezzare la qualità dei singoli componenti, superbi protagonisti della struggente cantabilità (che caratterizza anche questa pagina ottocentesca) e dell’intensa e coinvolgente dialettica magistralmente intessuta dal Sassone. Con esiti particolarmente raffinati e convincenti, che non hannno mancato di entusiasmare l’attento pubblico presente.

— Matteo Pappalardo, Gazzetta del Sud

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